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È stato pubblicato (in data 13/10) uno studio sul tema delle Urban Data Platform in ottica monitoraggio degli obiettivi SDG 2030.
L’analisi ha incluso le esperienze di sei città europee (Reggio Emilia, Siviglia, Bratislava, Valencia, Oulu e Porto) ed ha messo in evidenza, tra i vari aspetti, come le singole città siano riuscite ad individuare appositi indicatori per il monitoraggio dei 17 obiettivi previsti dal SDG, la cui elaborazione si basa su fonti di dati che sono molto eterogenee. In particolare, l’aspetto rilevante risiede nell’evidenziare come alcune città riescano a produrre dati e conseguenti indicatori a livello locale o, in alcuni casi, nazionale grazie a dataset propri, che sono utili alle Amministrazioni per effettuare il monitoraggio su tutta la varietà dei temi trattati.
In questo contesto, spicca l’esperienza portata da Reggio Emilia, che evidenzia come:
• È molto difficile per la loro esperienza ricavare dati nelle dimensioni comunali, in quanto i dati a disposizione sono troppo spesso a livello regionale o provinciale, limitando la possibilità di disporre di indicatori appropriati ed aggiornati;
• Molto spesso, si rileva come la stessa attività di rilevazione dei dati sia saltuaria o relativa a specifiche attività progettuali di durata limitata, che quindi non rendono la loro acquisizione sostenibile nell’ottica di un monitoraggio fino al 2030;
• Non tutti gli obiettivi proposti dal SDG sono effettivamente rilevanti per le Amministrazioni locali, che quindi ne tralasciano la rilevazione;
• Siamo ben lontani da una data-driven policy making a livello locale, dove si fa un uso molto limitato delle possibilità in materia di Open Data.
Per chi volesse approfondire, qui il link allo studio (in lingua inglese).